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28Ago/08Off

il cerchio si chiude – parte due

Stacco su campo lungo, zoom avanti veloce sul carlinetto. Primo allenamento dopo quella partita.

Se questa storia è come un cerchio, questo evento la trafigge come una retta che passa per il centro.

A causa di una discussione sulla macchina lanciapalle, a cui peraltro non avevo neanche partecipato, per il solo fatto di aver cercato di prendere parola, una persona mi mette le mani addosso e mi appiccica al muro, urlandomi che io non ho il diritto di parlare. A fine allenamento, il manager ci chiede di non portare queste cose in allenamento. Al che io replico che va bene tutto, basta che almeno non si mettano le mani addosso.

Questa persona si avvicina urlando di nuovo vicino a me. E questa volta mi da una testata.

Nonostante abbia visto tutta la squadra, c'è ancora qualcuno che crede che in quel momento mi sia stato "appoggiato il cappellino sulla fronte". Ora, provate a prendere un cappellino da baseball e appoggiatevelo con forza sulla fronte. Vorrei sapere se vi rimane un segno come questo per diversi giorni.

La persona di cui sopra è Massimo Subriano.
Un giocatore che ammiravo. Il capitano naturale dei Genova Gryphons. Un amico.

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il cerchio si chiude - parte uno
il cerchio si chiude - parte due
il cerchio si chiude - parte tre
il cerchio si chiude - parte quattro
il cerchio si chiude - parte cinque

28Ago/08Off

il cerchio si chiude – parte tre

La retta ha passato il cerchio, e da quel momento comincia la parabola discendente.

Tutto diventa inverosimile, incredibile, assurdo. Veniamo entrambi sospesi per l'allenamento del giovedì e siamo convocati per una riunione di venerdì. La decisione della dirigenza è, in fondo, un: "queste cose non devono succedere, bell'esempio che date ai ragazzini. la responsabilità è di entrambi al 50%. non fatelo più. da domani facciamo come se non fosse successo niente" (più un paio di altre piccole sfumature che non sto a specificare)

Quando ci viene chiesto se volevamo dire qualcosa, lui si liquida con un "non succederà più" e si defila via. Io invece rimango e chiedo se posso leggere due righe che avevo preparato. A quel punto, capendo che la patata cominciava a diventare bollente, la "dirigenza unica" si divide e i due della Cairese si defilano agilmente, varcando anche loro la porta.

Leggo che, secondo il mio punto di vista, un gesto del genere rappresentava un'azione vile, scorretta e che nulla ha che vedere con i valori dello sport. E che quindi mi sembrava ingiusto che rimanesse impunito. E soprattutto, poi, aggiungo che addirittura essere messo sullo stesso piano di chi mette le mani addosso mi sembrava veramente troppo.

Di nuovo, qui, avrei dovuto tacere.
Perchè dopo aver detto civilmente queste cose, scattò il finimondo.

In una fantomatica e ridicola lite tra la dirigenza e il sottoscritto, tra urla e insulti, viene improvvisata un'alzata di mano per espellermi dalla squadra. Tre favorevoli, un astenuto.

E dalla domenica successiva, lephio si guarda le partite dagli spalti invece che giocarle sul campo.

Piccola pausa. Nero su schermo.

So di averci messo del mio in tutto questo e di aver contribuito in prima persona a quello che è successo.

Motore.. azione!

Le domeniche successive passano strane. Non riesco ancora a credere a quello che è successo. Mai sentita la domenica così vuota. Inutile nasconderlo, non riesco di certo a darmi pace. Ogni domenica sera sento Grazialk o Fede per sapere com'è andata la partita, chi ha giocato, chi no. Quando sono iniziate le partite in casa, sono andato a vederle tutte. Insomma.. cerco di mantenere un contatto.
Perchè è quello che sento.

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28Ago/08Off

il cerchio si chiude – parte quattro

Siamo in dirittura d'arrivo.. il cerchio subirà ancora una scossa, prima del crollo totale che ci sarà alla chiusura.

Alcuni miei compagni di squadra, dopo alcune settimane dall'accaduto, decidono spontaneamente di chiedere formalmente alla dirigenza di rivedere la loro posizione riguardo alla decisione nei miei confronti. Grazie ad una mediazione, mi viene fatto intendere che presentandosi nel "giusto modo" ci sarebbe stata una certa apertura da parte della dirigenza. Si organizza così una "riunione" appositamente per me.

Ora. Chi un pizzico mi conosce, sa quanto, purtroppo, sia orgoglioso in svariati contesti. Orgoglione, per l'esattezza. Grazie agli eventi della vita, ho iniziato ad imparare a conoscermi, e da qualche anno a questa parte ho anche saputo, qualche volta, metterlo da parte.
Ma questa volta, dopo tutto quello che, con la mia complicità, mi era stato fatto passare, proprio non riuscivo ad immaginarmi di presentarmi alla riunione con il capo cosparso di cenere.

Ancora nel giorno della riunione, chiacchierando con qualcuno, mi sentivo furioso e mi immaginavo che mai "gliel'avrei data vinta".

Poi, qualche ora prima delle 21. l'incanto.

Qualche parola mi aveva fatto riflettere e alleggerito dal peso. Io, in fondo, volevo solo giocare. Alcuni miei compagni di squadra mi hanno dato qualcosa, senza che io chiedessi nulla. In tutto questo letame, mi è stato dato qualcosa di prezioso. E mi è venuto naturale mettere da parte tutte le questioni passate.
Così, durante la riunione, non credevo alle mie orecchie quando dissi con sincerità che mi dispiaceva di aver fatto polemica, di aver ferito qualcuno con le mie parole o di aver offeso o polemizzato su decisioni che non erano di mia competenza. In quel momento, non mi interessava affatto continuare con critiche, osservazioni o polemiche. Mi bastava giocare.

Quando sono uscito dal cus, ero felice. Innanzitutto perchè ero molto più sereno di prima. In secondo luogo perchè mi sembrava di aver dato alla dirigenza quello che voleva sentirsi dire. Ed ero sicuro che mi avrebbero riammesso in squadra, perchè non avevo dovuto costruire un teatrino per convincere i dirigenti (cosa che, peraltro, non sarei capace di fare), ma ho semplicemente detto loro come mi sentivo in quel momento, per cui ero proprio in pace.

Questa sensazione, però, dura poco. Il giorno dopo ricevo una telefonata da Boccardo, che, concorde con Giacomelli, Ottonello ed Oneto, mi comunica che non posso rientrare in squadra. A scriverlo ora, mi scappa di ridere. Se non l'avessi chiesto io, non mi sarebbero state date neanche le motivazioni. Probabilmente.
I motivi sono due. Uno perchè non ho telefonato io per chiedere la riunione, ma perchè si sono mossi alcuni miei compagni di squadra. L'altro è che secondo loro il mio rientro in squadra avrebbe minato il clima positivo del momento.

Tutto questo è ridicolo. E uso questa parola non a caso, perchè veramente mi fa ridere in questo momento. Perchè dopo quella telefonata, non ero arrabbiato, deluso o triste. Ero amareggiato, ma sollevato. L'assurdità delle risposte che mi sono state date mi ha fatto capire quanta leggerezza e insensibilità è stata impegata nel gestire il mio eventuale rientro.

A distanza di tre mesi dalla decisione, non ho ancora ricevuto una comunicazione scritta ed ufficiale della cosa. Mentre loro, il giorno dopo, si sono affrettati a portare al campo dopo allenamento una lettera sull'esito della riunione, dove hanno distorto le mie parole agli occhi della squadra. Del resto, quando chiesi che ci fosse almeno un mio compagno di squadra a solo titolo di testimone, visto che è stato comodo in tutti questi mesi dipingermi come "un matto", la dirigenza non ha avuto il coraggio di fare tutto alla luce del sole.

La noncuranza della cosa, mi è balenata agli occhi quando qualche settimana dopo, per caso, leggo la lettera. "L'altleta CaPPoni", vengo chiamato. Ora.. non dico di sapere a memoria un cognome che c'è tutte le domeniche sul ruolino o che è presente da due anni sul sito, ma almeno la cura di controllare prima di stampare.. lapsus freudiano? :)

Questa dirigenza non ha saputo cogliere la bellezza di un gesto di solidarietà sportiva. E non mi ci arrabbio neanche, perchè i valori dello sport, non una ma ben tre volte ha dato la dimostrazione di non sapere neanche che cosa siano. E questo per me è stato liberatorio. Perchè io con persone così non voglio più avere a che fare. Non penso di meritarlo.

Ad ogni modo, io sono contento così. Ho la coscienza più che pulita e questa cosa mi ha aperto gli occhi sulle persone con cui ho avuto a che fare in questi anni.

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il cerchio si chiude - parte cinque

28Ago/08Off

il cerchio si chiude – parte cinque

Ultimo atto, titolo come nei film muti. "La grande truffa".

Io sono convinto che spesso le cose non succedano per caso. E mi piace pensare che per la seconda di campionato (ritorno) contro la Cairese sia venuta una valanga d'acqua proprio perchè questo cerchio si chiudesse.

Dopo l'ultima giornata del campionato la Cairese è quarta in classifica, fuori dai playoff da qualche domenica, mentre il Genova è ultimo in classifica. In quel momento retrocesso in C2.
Se non fosse che c'è ancora la suddetta partita, proprio contro la Cairese. Il Genova ha ancora un'opportunità di pareggiare il Sant'Antonino e di giocarsi quindi lo spareggio per la retrocessione.

Che il Genova, 16 perse e 1 vinta, riesca a vincere con la Cairese, è quasi impossibile. Come avevo detto, all'andata avevamo perso 11-1 al settimo inning. Il divario tecnico è incolmabile.

Ma ecco la decisione infame. La Cairese farà vincere il Genova.

Vergogna.

Vorrei proprio che queste persone almeno si vergognassero, ma purtroppo come ho detto, non sanno che cosa siano i valori e penseranno anche di esser furbi. Ognuno avrà pronte le sue "giustificazioni" per quello che è stato scelto di fare.

La realtà però è questa. Una partita (campionato) rubata, taroccata. Una bugia, un imbroglio. Una farsa, una truffa.

A volte bisognerebbe fermarsi un attimo e chiedersi "perchè giochiamo?". Perchè giochiamo!? Giocare. Quando si fa sport, ci si mette in gioco. I giocatori, decidono spontaneamente di darsi delle regole e di giocare in funzione di queste. E' dalla notte dei tempi che l'uomo gioca.

Infrangere le regole, significa smettere di giocare. E di essere dei giocatori. manager. dirigenti. sport = gioco. e in una associazione sportiva, tutti assieme, ci si mette in gioco.

Se fossi un giocatore non la giocherei. Se fossi un manager non la gestirei. Se fossi un dirigente non la approverei.

Regalare una partita è un gesto infame. E soprattutto di mancanza di rispetto nei confronti dell'avversario.
rispetto. onore. parole vuote, per chi vende il proprio gioco. è facile tirarle a mezzo quando si citano "le regole non scritte del baseball", tanto da bullarsi con orgoglio "se mi fai bunt sopra di 10 punti ti tiro addosso".
Ma che poi quando bisogna veramente mostrare l'onore di dire e di assumersi la responsabilità di un ultimo posto in classifica, si ricorre a questi schifosi giochetti.

Inutile dire che tutto questo è per me aggravato dal fatto che ad inizio anno, riguardo alla fusione, quando si domandò "ma che succederà quando giocheremo contro?" ci fu garantito che "le due squadre giocheranno al meglio delle possibilità e faranno di tutto per vincere".

Domenica 3 Agosto: Genova 7 Cairese 5.

La cosa peggiore poi è l'umiliazione dell'avversario. Un avversario, tra l'altro, che paradossalmente è anche un tuo compagno. Obbligare il ricevitore ad eliminare un corridore che ruba camminando, offendere il battitore regalandogli senza motivo una base su ball e lasciare in panchina i tuoi battitori più forti.

Roba da vomito. Non sono andato a vedere questa partita (nuovamente illuminato all'ultimo minuto) perchè mi sarei fatto un sangue marcio gratuito ed avrei detto queste cose sul campo, venendo sicuramente ancora una volta frainteso.

Fortunatamente il mio tempo è prezioso e non ho avuto dubbi nello scegliere tra la giornata che ho vissuto e quella che avrei potuto vivere.

In tutto questo, l'altro avversario, sportivamente vero e non finto come genovacairo, potrebbe veramente esser penalizzato da questa truffa. Anche in questo non c'è rispetto dell'avversario. Con questa farsa, il Sant'Antonino dovrà giocarsi uno spareggio che non avrebbe dovuto aver luogo.
Purtroppo, devo sperare che i New Panthers vincano, perchè troverei veramente ingiusto che, soprattutto loro che dopo stagioni di C2 sono riusciti finalmente a salire e a rimanere in C1, dovessero subire le conseguenze della scorrettezza di Genova e Cairese.

Schermo nero. Musica di sottofondo.

Questo viaggio è finito. Il cerchio si chiude ed io sono sereno.
Ora mi riposo un pò.
Per poi partire.
Per una nuova destinazione.

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il cerchio si chiude - parte cinque

30Giu/08Off

slow motion e stop motion

due tecniche video che mi affascinano molto:

lo slow motion:

(la bellissima trasmissione braniac, qui in "things.. but very sloowly..")

lo stop motion:

(video prodotto da grazialkfedelephio. questo, invece, è un vero capolavoro)

ps. è online la seconda puntata di baseball e musica! ascoltala!

30Giu/08Off

pic

M: "Sei triste perchè non hai giocato?"
L: "Già."
M: "Si ma se vai a vederli tutte le volte.."
L: "E' un modo per rimanere in contatto."

E' un periodo che non riesco ad esprimere bene su tastiera quello che mi circola visceralmente. Questione di ispirazione, qualcuno mi fece capire un pò di tempo fa.
Posto quindi una citazione verbale rara. Molto breve, ma spontanea.