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28Ago/08Off

il cerchio si chiude – parte quattro

Siamo in dirittura d'arrivo.. il cerchio subirà ancora una scossa, prima del crollo totale che ci sarà alla chiusura.

Alcuni miei compagni di squadra, dopo alcune settimane dall'accaduto, decidono spontaneamente di chiedere formalmente alla dirigenza di rivedere la loro posizione riguardo alla decisione nei miei confronti. Grazie ad una mediazione, mi viene fatto intendere che presentandosi nel "giusto modo" ci sarebbe stata una certa apertura da parte della dirigenza. Si organizza così una "riunione" appositamente per me.

Ora. Chi un pizzico mi conosce, sa quanto, purtroppo, sia orgoglioso in svariati contesti. Orgoglione, per l'esattezza. Grazie agli eventi della vita, ho iniziato ad imparare a conoscermi, e da qualche anno a questa parte ho anche saputo, qualche volta, metterlo da parte.
Ma questa volta, dopo tutto quello che, con la mia complicità, mi era stato fatto passare, proprio non riuscivo ad immaginarmi di presentarmi alla riunione con il capo cosparso di cenere.

Ancora nel giorno della riunione, chiacchierando con qualcuno, mi sentivo furioso e mi immaginavo che mai "gliel'avrei data vinta".

Poi, qualche ora prima delle 21. l'incanto.

Qualche parola mi aveva fatto riflettere e alleggerito dal peso. Io, in fondo, volevo solo giocare. Alcuni miei compagni di squadra mi hanno dato qualcosa, senza che io chiedessi nulla. In tutto questo letame, mi è stato dato qualcosa di prezioso. E mi è venuto naturale mettere da parte tutte le questioni passate.
Così, durante la riunione, non credevo alle mie orecchie quando dissi con sincerità che mi dispiaceva di aver fatto polemica, di aver ferito qualcuno con le mie parole o di aver offeso o polemizzato su decisioni che non erano di mia competenza. In quel momento, non mi interessava affatto continuare con critiche, osservazioni o polemiche. Mi bastava giocare.

Quando sono uscito dal cus, ero felice. Innanzitutto perchè ero molto più sereno di prima. In secondo luogo perchè mi sembrava di aver dato alla dirigenza quello che voleva sentirsi dire. Ed ero sicuro che mi avrebbero riammesso in squadra, perchè non avevo dovuto costruire un teatrino per convincere i dirigenti (cosa che, peraltro, non sarei capace di fare), ma ho semplicemente detto loro come mi sentivo in quel momento, per cui ero proprio in pace.

Questa sensazione, però, dura poco. Il giorno dopo ricevo una telefonata da Boccardo, che, concorde con Giacomelli, Ottonello ed Oneto, mi comunica che non posso rientrare in squadra. A scriverlo ora, mi scappa di ridere. Se non l'avessi chiesto io, non mi sarebbero state date neanche le motivazioni. Probabilmente.
I motivi sono due. Uno perchè non ho telefonato io per chiedere la riunione, ma perchè si sono mossi alcuni miei compagni di squadra. L'altro è che secondo loro il mio rientro in squadra avrebbe minato il clima positivo del momento.

Tutto questo è ridicolo. E uso questa parola non a caso, perchè veramente mi fa ridere in questo momento. Perchè dopo quella telefonata, non ero arrabbiato, deluso o triste. Ero amareggiato, ma sollevato. L'assurdità delle risposte che mi sono state date mi ha fatto capire quanta leggerezza e insensibilità è stata impegata nel gestire il mio eventuale rientro.

A distanza di tre mesi dalla decisione, non ho ancora ricevuto una comunicazione scritta ed ufficiale della cosa. Mentre loro, il giorno dopo, si sono affrettati a portare al campo dopo allenamento una lettera sull'esito della riunione, dove hanno distorto le mie parole agli occhi della squadra. Del resto, quando chiesi che ci fosse almeno un mio compagno di squadra a solo titolo di testimone, visto che è stato comodo in tutti questi mesi dipingermi come "un matto", la dirigenza non ha avuto il coraggio di fare tutto alla luce del sole.

La noncuranza della cosa, mi è balenata agli occhi quando qualche settimana dopo, per caso, leggo la lettera. "L'altleta CaPPoni", vengo chiamato. Ora.. non dico di sapere a memoria un cognome che c'è tutte le domeniche sul ruolino o che è presente da due anni sul sito, ma almeno la cura di controllare prima di stampare.. lapsus freudiano? :)

Questa dirigenza non ha saputo cogliere la bellezza di un gesto di solidarietà sportiva. E non mi ci arrabbio neanche, perchè i valori dello sport, non una ma ben tre volte ha dato la dimostrazione di non sapere neanche che cosa siano. E questo per me è stato liberatorio. Perchè io con persone così non voglio più avere a che fare. Non penso di meritarlo.

Ad ogni modo, io sono contento così. Ho la coscienza più che pulita e questa cosa mi ha aperto gli occhi sulle persone con cui ho avuto a che fare in questi anni.

[avanti]
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il cerchio si chiude - parte uno
il cerchio si chiude - parte due
il cerchio si chiude - parte tre
il cerchio si chiude - parte quattro
il cerchio si chiude - parte cinque